mercoledì 18 novembre 2009

Il viaggio in Paradiso...

Alla fine del Purgatorio, Dante ormai in cima alla montagna, davanti alle porte del Paradiso, scrive:
Io ritornai da la santissima onda
rifatto sì come piante novelle
rinnovellate di novella fronda,
puro e disposto a salire a le stelle.
(Purgatorio XXXIII, 142-145)

Proviamo a parafrasare insieme questi versi.

Nel Paradiso Dante sarà guidato attraverso i nove cieli verso la Rosa dei Beati e la contemplazione di Dio dall’anima della sua amata Beatrice Portinari.

Mentre l'Inferno ed il Purgatorio sono luoghi presenti sulla terra, il Paradiso è un mondo immateriale, etereo, diviso in nove cieli: i primi sette prendono il nome dai pianeti del sistema solare (nell'ordine Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno), gli ultimi due sono costituiti dalla sfera delle stelle fisse e dal Primo mobile, quest’ultimo origine del movimento e del tempo universale (sempre seguendo la visione aristotelica dell’universo di Tommaso d’Aquino).

Il tutto è contenuto nell'Empireo che Dante fa descrivere a Beatrice così:

Noi siamo usciti fore
del maggior corpo al ciel ch’è pura luce:
luce intellettual, piena d’amore;
amor di vero ben, pien di letizia;
letizia che trascende ogne dolzore.
Qui vederai l’una e l’altra milizia
di paradiso, e l’una in quelli aspetti
che tu vedrai a l’ultima giustizia.

(Paradiso XXX, 38-45)
Provate voi a parafrasare questi versi.
Analizzate le parole e il loro ordine. Quale figura metrica e presente?

Il rapporto tra Dante e i beati è molto diverso rispetto a quello che il poeta ha avuto coi dannati e i penitenti: tutte le anime del Paradiso contemplano direttamente Dio dalla Rosa Mistica, ultima tappa a cui arriva Dante nel suo grande viaggio spirituale.

All'ingresso nel Paradiso terrestre, Virgilio, che secondo l'interpretazione figurale rappresenta la Ragione, scompare (già al XXX canto del Purgatorio), ed al suo posto compare Beatrice, raffigurante la Teologia. Ciò simboleggia l'impossibilità per l'uomo di giungere a Dio per il solo mezzo della ragione umana: sono necessari uno scarto intuitivo e un diverso livello di "ragione divina" (ossia di verità illuminata), rappresentati appunto dall'accompagnatrice.

Successivamente, a Dante si affiancherà una nuova guida: Beatrice lascia maggiore spazio a Bernardo di Chiaravalle, pur restando presente e pregando per il poeta nel momento dell'invocazione finale del santo alla Madonna fino alla contemplazione di Dio:


Qual è 'l geomètra che tutto s'affige
per misurar lo cerchio, e non ritrova,
pensando, quel principio ond'elli indige,

tal era io a quella vista nova:
veder voleva come si convenne
l'imago al cerchio e come vi s'indova;

ma non eran da ciò le proprie penne:
se non che la mia mente fu percossa
da un fulgore in che sua voglia venne.

A l'alta fantasia qui mancò possa;
ma già volgeva il mio disio e 'l velle,
sì come rota ch'igualmente è mossa,
l'amor che move il sole e l'altre stelle.


Sono i versi finali della Divina Commedia!
Che sensazione ha Dante di fronte alla luce di Dio?
Con quale parola termina questa cantica? E quelle precedenti? Perchè secondo voi?


2) E ora siete pronti per un esercizio di analisi e commento di un canto della Divina Commedia.

In coppia commentate il canto distribuito da Simona (min.200parole) seguendo queste linee guida:

1) collocare il canto all’interno della Divina Commedia e della relativa cantica;
2) scrivere un breve riassunto della vicenda e mettere in evidenza i temi della narrazione;
3) illustrare l’ambiente;
4) parlare dei personaggi, quali valori esprimono; con quali caratteristiche vengono presentati quali relazioni hanno con Dante;
5) prendere in esame il tipo di linguaggio e lo stile usati dall’autore;
6) chiarire le sensazioni provate da Dante e il messaggio che desidera trasmettere.


3) Qualche informazione in più:
Se volete approfondire la struttura del Paradiso e dei suoi cieli cliccate qui.

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